I PRESUPPOSTI AL POTENZIAMENTO  

Nelle “Raccomandazioni per la Pratica Clinica” inserite all’interno della Consensus Conference del 2007 si definisce il trattamento come “l’insieme delle azioni dirette ad aumentare l’efficienza di un processo alterato; […] Il trattamento si deve basare su un modello chiaro e su evidenze scientifiche. Un trattamento efficace migliora l’evoluzione del processo più della sua evoluzione naturale attesa […].”

Queste indicazioni sottolineano l’importanza di due elementi fondamentali:

  • La necessità di disporre di modelli teorici specifici
  • La possibilità di verificare a breve termine i risultati confrontandoli con criteri minimi per definire se siano stati efficaci o meno.

In letteratura vi sono diversi modelli di intervento con esercizi strutturati per potenziare le abilità di lettura, che si basano su metodologie differenti, quali ad esempio:

  • Trattamenti basati sulla facilitazione e sull’automatizzazione sublessicale;
  • Trattamenti basati sul riconoscimento lessicale;
  • Trattamenti basati sul Balance Model (teoria che vede la lettura come equilibrio tra gli emisferi cerebrali e, a seconda del tipo di deficit, ne potenzia solo uno o entrambe);
  • Trattamenti basati sulle funzioni neuropsicologiche (attenzione, memoria)

Per quanto riguarda la disortografia e la discalculia non vi sono ad oggi ricerche scientifiche sui metodi di potenziamento più efficaci, ma soltanto linee guida generali per il trattamento; è comunque sempre a discrezione dello specialista formato ed aggiornato scegliere quale metodologia utilizzare, a seconda della tipologia di difficoltà.

La misura del cambiamento clinico si verifica attraverso la risposta ad alcune domande:

  1. L’abilità è migliorata più del valore atteso dal cambiamento senza trattamento riabilitativo? Per la velocità di lettura, ad esempio, si attende un incremento medio di 0,5 sill/sec all’anno in un lettore senza difficoltà; i soggetti dislessici, a seguito di un anno di potenziamento, dovrebbero superare questo indice.
  2. Il cambiamento è rilevato positivamente anche dagli insegnanti, dai genitori e da chi frequenta quotidianamente il bambino/ragazzo? È necessario raccogliere il parere dell’utente, dei genitori e degli insegnanti rispetto alle variabili che caratterizzano la condizione clinica, il grado di autonomia , i vissuti emotivi; non è dunque sufficiente puntare solo sulla modifica della prestazione specifica (lettura, scrittura, calcolo).
  3. Il cambiamento è stabile ai controlli a distanza di almeno 6 mesi? Le acquisizioni devono permanere nel tempo e, possibilmente, continuare a migliorare.

L’efficacia del trattamento è data da una serie combinata di fattori quali:

  • Gravità e pervasività del disturbo: è molto differente proporre un potenziamento ad un bambino di IV primaria con dislessia lieve, buone potenzialità cognitive, buona relazione con i compagni, buona motivazione al trattamento, con genitori ed insegnanti collaboranti, piuttosto che ad un ragazzo di III media con difficoltà gravi ed una rete intorno che non lo supporta.
  • Motivazione al trattamento: non è scontato che un ragazzo con difficoltà di apprendimento voglia farsi aiutare, magari perché pone la causa delle sue fragilità negli insegnanti.
  • Durata del trattamento: i trattamenti efficaci richiedono mesi di lavoro, non si può pensare che si risolvano in breve tempo.
  • Rete delle risorse: è un elemento fondamentale. La collaborazione ed il confronto periodico con la famiglia e la scuola sono punti importantissimi.

Per concludere possiamo dichiarare che il potenziamento delle abilità fragili deve essere intrapreso soltanto se vi sono le condizioni iniziali per avviarlo e lo specialista deve seguire un piano di lavoro specifico e dettato da ricerche scientifiche; a questo proposito è fondamentale che il professionista si aggiorni periodicamente sulle nuove metodologie e sulla ricerca in ambito di DSA.

 

 

Dott.ssa Cristina Iosa – Logopedista

 

 

 

IL POTENZIAMENTO: quando iniziarlo?

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