Ci sono bambini che faticano a mantenere l’attenzione, alcune volte risultano impulsivi e non riescono pienamente a regolare le loro reazioni emotive…

Il disturbo di ADHD viene nominato spesso per bambini molto attivi o che non stanno seduti tranquilli, ma potrebbe anche trattarsi di altro. È facile etichettare un bambino con questo disturbo, ma spesso è solo un bambino che necessita solo di maggiori attenzioni, magari perché più intelligente, si annoia e ha bisogno di nuovi stimoli.

Il disturbo da deficit di attenzione/iperattività è considerato un disturbo del neurosviluppo. I disturbi dello sviluppo neurologico sono neurologicamente condizioni che appaiono nella prima infanzia, di solito prima di entrare la scuola, e compromettono lo sviluppo di funzionamento personale, sociale, scolastico e/o lavorativo. Essi comprendono generalmente difficoltà con l’acquisizione, il mantenimento, o l’applicazione di competenze o di insiemi di informazioni specifiche. I disturbi del neurosviluppo possono comportare alterazioni in uno o più di uno dei seguenti aspetti: attenzione, memoria, percezione, linguaggio oppure relazioni sociali.

La diagnosi di deficit di attenzione/iperattività è clinica e si basa su valutazioni dello sviluppo, educative e psicologiche complete.

I criteri diagnostici di DSM-5 comprendono 9 sintomi e segni di disattenzione e 9 di iperattività e impulsività. La diagnosi con questi criteri richiede ≥ 6 sintomi e segni da uno o ciascun gruppo. Inoltre, i sintomi devono

  • Essere presenti spesso per ≥ 6 mesi
  • Essere molto più evidenti rispetto a quanto atteso per un bambino di pari sviluppo
  • Verificarsi in almeno 2 situazioni (p. es., a casa e a scuola)
  • Essere presenti prima dei 12 anni (almeno alcuni sintomi)
  • Interferire con le funzionalità a casa, a scuola o al lavoro

Sintomi di disattenzione:

  • Non presta attenzione ai particolari o commette errori di distrazione nei compiti scolastici o con altre attività
  • Ha difficoltà nello stare attento durante i compiti a scuola o durante il gioco
  • Non sembra ascoltare quando gli si parla direttamente
  • Ha difficoltà a seguire le istruzioni o non completa i compiti richiesti
  • Ha difficoltà nell’organizzazione di compiti e attività
  • Evita, si disinteressa, oppure rifiuta di svolgere compiti che richiedono un’attività mentale sostenuta per un lungo periodo di tempo
  • Spesso perde le cose necessarie per i compiti scolastici o per le attività
  • Si distrae facilmente
  • È sbadato nelle attività quotidiane

Sintomi di iperattività e impulsività:

  • Spesso muove le mani o i piedi o non riesce a stare seduto
  • Si alza in classe o in situazioni in cui ci si aspetta rimanga seduto
  • Corre in giro o si arrampica eccessivamente quando tali attività sono inappropriate
  • Ha difficoltà a giocare in attività tranquille
  • Si muove in continuazione come se fosse caricato da una molla
  • Parla eccessivamente
  • Spesso risponde ancor prima che le domande siano completate
  • Ha difficoltà ad aspettare il proprio turno
  • Spesso interrompe o si comporta in maniera invadente

La diagnosi del tipo disattento predominante richiede ≥ 6 sintomi di disattenzione. La diagnosi del tipo iperattivo/impulsivo richiede ≥ 6 sintomi e segni d’iperattività e di impulsività. La diagnosi del tipo combinato richiede ≥ 6 sintomi tra quelli di disattenzione e di iperattività/impulsività.

Ma non sempre e non solo parliamo di ADHD. La diagnosi differenziale tra disturbo da deficit di attenzione/iperattività e altre condizioni può essere difficile. Per evitare una sovrastima diagnostica, le altre condizioni devono essere correttamente valutate ed escluse. Molti sintomi di disturbo da deficit di attenzione/iperattività a comparsa in età prescolare possono essere legati a problemi di comunicazione presenti in altri disturbi del neurosviluppo (per esempio nei disturbi dello spettro autistico) o in alcuni disturbi di apprendimento, di ansia, di depressione o di natura comportamentale (ad esempio il disturbo della condotta).

I professionisti devono comprendere se il bambino è disattento per problemi reattivi a stimoli esterni (input ambientali) o per problemi interni (disturbo del pensiero, ansia, inquietudine).

Un bambino apparentemente disattento, con la testa tra le nuvole, che guarda fuori dalla finestra o giocherella con quello che ha in mano, è possibile che stia ascoltando, raccogliendo informazioni e cogliendo aspetti salienti di un discorso proprio come farebbe un bambino che guarda negli occhi l’insegnante, che è fermo sulla sedia o sul proprio posto; ciò che rende non funzionale questo comportamento è se il bambino apprende meno, dimentica le nozioni, ne comprende solo alcune parti e quindi, non sa individuare il messaggio centrale della lezione, della spiegazione o le regole di un gioco.

In questo modo, il bambino è più a rischio di esclusione e isolamento dall’attività principale.

Infine, l’impulsività, spesso accompagnata all’iperattività, è adatta al contesto di vita quotidiana in rari casi, il bambino impulsivo interpreta in modo intuitivo la soluzione del problema, senza soffermarsi sul ragionamento (si accende la lampadina nel cervello del bambino e dichiara la soluzione di un indovinello o di un gioco), assume una modalità comunicativa a volte intesa come “invadente” (“non mi dai modo di risponderti!”) e manifesta irrequietezza emotiva. È proprio ad una scarsa regolazione emotiva, legata ad agitazione e insicurezza che dobbiamo l’impulsività nelle risposte verbali o nel comportamento.

La presenza di un reale disturbo, come ci suggerisce il DSM 5, è relativa alla funzionalità della vita quotidiana: il bambino o l’adolescente deve presentare la sintomatologia anomala in diversi contesti, come la scuola, lo sport, quando gioca al parco, quando è a casa di un amichetto: ciò implica che l’iperattività, la disattenzione e l’impulsività non siano legati ad un singolo contesto, che andrebbe quindi modulato al fine di farli scomparire, bensì alla reale modalità comportamentale del soggetto.

Deve quindi inficiare, rendere meno adattivo quel comportamento e peggiorare le prestazioni scolastiche, lavorative e sociali del soggetto. Se ciò non si verifica, se il bambino è funzionale, si adatta bene ed ha un rendimento positivo nonostante la presenza di questa sintomatologia, la diagnosi non è funzionale e quindi non è corretta.

In conclusione, è molto importante affidarsi a professionisti e clinici che possano tenere in considerazione tutti gli aspetti, che soprattutto sappiano distinguere la diagnosi di ADHD da altre difficoltà o disagi, magari più di tipo emotivo e relazionale, il cui comportamento disattento ed impulsivo risulta essere solo l’aspetto sintomatico.

L’equipe di Focus DSA, formata da psicoterapeuti e logopedista, con la collaborazione di un neuropsichiatra infantile, propone un approccio alla valutazione diagnostica approfondito, che consente di indagare tutti gli aspetti in modo accurato e approfondito.

A cura della dott.ssa Paola Borgarello

Disattenzione, iperattività e impulsività… ADHD? Non solo…

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