I disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) si possono presentare in comorbilità con altri disturbi del neurosviluppo ( ADHD, disturbi della comunicazione, disturbo dello sviluppo della coordinazione, disturbo dello spettro dell’autismo senza compromissione intellettiva) o con disturbi mentali (disturbi d’ansia e disturbi depressivi).

Queste comorbilità non escludono necessariamente la diagnosi di disturbo specifico dell’apprendimento, ma possono rendere più complesse la somministrazione di test e la diagnosi differenziale, perché ognuno di questi disturbi influisce su diversi aspetti, compreso l’apprendimento.

Nei casi di comorbilità tra DSA e altri disturbi si possono programmare trattamenti integrati, che possono servire per potenziare le abilità scolastiche deficitarie e  ridurre o eliminare i sintomi dell’altro disturbo in comorbilità.

ADHD

Quando si parla di ADHD si fa riferimento al deficit di attenzione e iperattività, un disturbo in cui sono presenti due caratteristiche specifiche: la difficoltà a mantenere l’attenzione a lungo e la difficoltà a stare fermi e tranquilli.

La parola deficit significa che qualcosa è assente o poco presente. Quindi deficit di attenzione significa che un bambino che ne è affetto manifesta difficoltà a stare attento per un tempo sufficientemente lungo.

Molto spesso questa difficoltà è associata all’iperattività: ecco perché si parla di deficit dell’attenzione con iperattività. I bambini con ADHD manifestano disattenzione, iperattività e impulsività, elementi che possono essere presenti in misura variabile, tanto da dare vita a profili differenti di ADHD.

I bambini con ADHD hanno difficoltà a stare seduti, appaiono agitati e irrequieti, parlano troppo, possono avere atteggiamenti fastidiosi, provocatori, hanno difficoltà a controllare gli impulsi e a posticipare le gratificazioni, sono istintivi, con scarsa coordinazione motoria e conseguente goffaggine.

Tali comportamenti sono persistenti in tutti i contesti di vita del bambino (scuola, famiglia, ambienti di gioco) e nella maggior parte delle situazioni di vita quotidiana, rappresentando una profonda interferenza con il suo funzionamento (Viola, 2017).

Disturbi della comunicazione

I disturbi della comunicazione comprendono il disturbo del linguaggio, il disturbo fonetico fonologico, il disturbo della comunicazione sociale (pragmatica) e il disturbo della fluenza con esordio nell’infanzia (balbuzie).

I primi tre disturbi sono caratterizzati da deficit dello sviluppo e dell’utilizzo rispettivamente del linguaggio, dell’eloquio e della comunicazione sociale.

Il disturbo della fluenza con esordio nell’infanzia, invece, è caratterizzato da anomalie della normale fluenza dell’articolazione della parola.

Come altri disturbi del neurosviluppo, i disturbi della comunicazione si manifestano precocemente e possono produrre danni funzionali permanenti.

Il disturbo del linguaggio è caratterizzato da difficoltà nell’acquisizione e nell’uso del linguaggio dovute a deficit della comprensione o della produzione del lessico, della struttura della frase e del discorso. I deficit del linguaggio sono evidenti nella comunicazione parlata, scritta, o nel linguaggio gestuale. L’apprendimento e l’uso del linguaggio dipendono sia dall’abilità ricettiva sia da quella espressiva. La capacità ricettiva si riferisce al processo di ricezione e comprensione dei messaggi linguistici, mentre la capacità espressiva si riferisce alla produzione di segnali vocali, gestuali o verbali. Nel soggetto con disturbo del linguaggio queste due abilità possono essere diversamente compromesse. Per esempio, il linguaggio espressivo di un individuo può essere gravemente compromesso, mentre il suo linguaggio ricettivo può esserlo appena.

Nel disturbo fonetico-fonologico la produzione dei suoni dell’eloquio richiede sia la conoscenza fonologica dei suoni dell’eloquio sia la capacità di coordinare i movimenti degli organi articolatori (mascella, lingua e labbra) con la respirazione e con la vocalizzazione finalizzata all’eloquio. I bambini con difficoltà nella produzione dell’eloquio possono incontrare difficoltà nella conoscenza fonologica dei suoni dell’eloquio o nella capacità di coordinare i movimenti necessari all’eloquio. Il disturbo fonetico-fonologico è pertanto eterogeneo nei suoi meccanismi di base e comprende un disturbo fonologico e un disturbo dell’articolazione.

Il disturbo della comunicazione sociale è caratterizzato da una difficoltà primaria con la pragmatica o con l’uso sociale del linguaggio e della comunicazione, come ad esempio difficoltà nel comprendere e nel seguire le regole sociali della comunicazione verbale e non verbale, nell’adattare il linguaggio in base alle esigenze dell’interlocutore o della situazione, e nel seguire le regole della conversazione e della narrazione. I deficit della comunicazione sociale producono limitazioni funzionali della partecipazione sociale, dello sviluppo di relazioni sociali, del rendimento scolastico o lavorativo.

Nel disturbo della fluenza con esordio nell’infanzia (balbuzie) la manifestazione principale di questo disturbo è un’alterazione della normale fluenza e della cadenza dell’eloquio che non è adeguata all’età del soggetto. Questa alterazione è caratterizzata da frequenti ripetizioni o prolungamenti di suoni o sillabe e da altri tipi di alterazioni dell’eloquio.

L’alterazione della fluenza interferisce con i risultati scolastici o professionali e con la comunicazione sociale.

Disturbo dello sviluppo della coordinazione motoria

Il disturbo dello sviluppo della coordinazione motoria rientra tra i disturbi del movimento ed è caratterizzato da deficit dell’acquisizione e dell’esecuzione di movimenti coordinati, questi deficit compromettono in maniera significativa le attività della vita quotidiana. Il bambino con disturbo della coordinazione manifesta goffaggine, lentezza e imprecisione nello svolgimento delle abilità motorie.

Disturbo dello spettro dell’autismo

Il disturbo dello spettro dell’autismo è caratterizzato da deficit persistenti della comunicazione sociale e dell’interazione sociale in diversi contesti, compresi deficit della reciprocità sociale, della comunicazione non verbale utilizzata per le interazioni sociali, e delle abilità di sviluppare, mantenere e comprendere le relazioni interpersonali. I deficit della reciprocità socio-emotiva (capacità di relazionarsi con gli altri e di condividere pensieri e sentimenti) sono chiaramente evidenti nei bambini con il disturbo, i quali possono mostrare scarsa o nessuna capacità di avviare interazioni sociali e nessuna condivisione di emozioni, associate a una ridotta o assente imitazione del comportamento degli altri. In aggiunta ai deficit della comunicazione sociale, i bambini con disturbo dello spettro dell’autismo presentano un certo repertorio di comportamenti, interessi o attività limitato e ripetitivo.

DISTURBI MENTALI

Un disturbo mentale è una sindrome caratterizzata da un’alterazione clinicamente significativa della sfera cognitiva, della regolazione delle emozioni o del comportamento di un individuo, che si riflette nei processi psicologici, biologici o evolutivi che sottendono il funzionamento mentale. I disturbi mentali sono solitamente associati a un livello significativo di disagio o disabilità in ambito sociale, scolastico o in altre aree importanti. I disturbi mentali che più frequentemente si possono trovare in comorbilità con i DSA sono i disturbi d’ansia e i disturbi depressivi.

Disturbi d’ansia

Gli studenti con disturbo dell’apprendimento mostrano in media livelli d’ansia più alti rispetto agli studenti senza disturbo dell’apprendimento. I disturbi d’ansia in senso stretto comprendono quei disturbi che condividono caratteristiche di paura e ansia eccessive, da cui possono scaturire anche disturbi comportamentali, e che soddisfano determinati parametri di frequenza, intensità e durata.

Disturbi depressivi

La caratteristica essenziale di un episodio depressivo maggiore è  un periodo di almeno 2 settimane durante il quale vi è la presenza di umore depresso, oppure irritabile, e la perdita di interesse o piacere in quasi tutte le attività.

Fra i disturbi depressivi che possono insorgere nell’infanzia ci sono il disturbo da disregolazione dell’umore dirompente, il disturbo depressivo maggiore e il disturbo depressivo persistente.

La relazione tra sintomi depressivi e difficoltà di apprendimento può essere letta da due prospettive. Se da una parte i bambini con difficoltà di apprendimento sono più esposti al rischio di mostrare sintomi depressivi, dall’altra i bambini con diagnosi di disturbo depressivo possono manifestare, come conseguenza della depressione, difficoltà scolastiche e di apprendimento.

Inoltre, gli studenti con difficoltà o disturbi dell’apprendimento possono mostrare sintomi depressivi che non necessariamente raggiungono la soglia di significatività clinica necessaria per porre la diagnosi di disturbo depressivo.

La diagnosi di questi disturbi in comorbilità rende quindi complessa la valutazione e la conseguente diagnosi e devono essere indicati percorsi integrati che possano comprendere tutti gli aspetti coinvolti.

DSA e disturbi in comorbilità
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