Acquisire un metodo di studio che funzioni è fondamentale per studiare in modo efficace e produttivo, senza rischiare di esaurire tutte le energie e arrivare stanchi senza aver raggiunto nessun risultato.

Ma che cos’è un buon metodo di studio?

 

Il metodo di studio è il modo in cui cerchiamo di comprendere e trattenere le informazioni. Un buon metodo di studio ci permette di apprendere un determinato argomento nel minor tempo possibile e nel modo più efficace.

Non esiste un metodo di studio universale, che si possa adattare alle caratteristiche di ogni studente.  Il metodo di studio  non è una cosa che si può esattamente insegnare: molto dipende infatti dal modo in cui il cervello reagisce agli stimoli e alla stanchezza e dal tipo di memoria che si possiede. Un buon metodo di studio inizia comunque a scuola e parte da una buona impostazione del come apprendere per poi sperimentare e personalizzare in base alle esigenze e caratteristiche dello specifico studente.

Acquisire le abilità di studio e pianificare un uso consapevole delle strategie di apprendimento sono le condizioni basilari per imparare ad imparare.

Ciascuno di noi sceglie e preferisce particolari modalità di elaborazione delle informazioni cioè ha un particolare stile cognitivo. Questo tende a stabilizzarsi nel tempo perché quando conduce a dei buoni risultati si continuerà ad usarlo in compiti simili, migliorandolo e consolidandolo sempre di più. Non esiste uno stile migliore di un altro, ma solo diversi stili.

Gli stili cognitivi sono stati definiti in tanti modi tenendo conto delle modalità cognitive oppure  del canale sensoriale prevalente in ciascuno di noi.

Per conoscere approfonditamente il proprio stile cognitivo esistono alcune scale di valutazione: non esiste uno stile “puro”, ma ognuno di noi è una combinazione unica.

Ad esempio, sulla base delle modalità cognitive gli stili si distinguono in:

  • sistematici/intuitivi: si va da coloro che classificano le informazioni in ipotesi preordinate a coloro che si lasciano guidare da intuizioni estemporanee e divergenti;
  • globali/analitici: alcuni studenti cercano di ottenere una visione di insieme, mentre altri preferiscono focalizzarsi sui dettagli;
  • impulsivi/riflessivi: alcuni hanno modalità di risposta precipitose, con modalità di lavoro rapide, altri non rispondono subito, ma solo quando si sentono sicuri della risposta
  • verbali/visuali: vi sono studenti che utilizzano informazioni verbali e altri che prediligono input visivi
  • convergenti/divergenti: alcuni utilizzano strategie già utilizzate, altri applicano esperienze differenti.

Lo stile cognitivo applicato alle situazioni di apprendimento viene definito stile di apprendimento e delinea il modo in cui ogni studente fissa, organizza e recupera le informazioni. Parliamo di una visione interattiva dell’apprendimento per cui imparare significa cogliere le variabili che caratterizzano la situazione di apprendimento: strategie, risorse, risultati,difficoltà. È importante che gli alunni imparino un metodo di studio fin dai primi anni della scuola con attività graduali, mirate a stimolare la curiosità, l’interesse e la motivazione. Gli alunni devono potersi rendere conto di come si affronta un compito, come si organizzano i materiali, le modalità di lavoro, individuare gli obiettivi e le strategie da utilizzare.

Imparare a scegliere le strategie in funzione degli obiettivi rende attivo l’apprendimento e genera un’intrinseca motivazione ad apprendere.Quali sono le fasi per un buon metodo di studio?

  1. Ricavare informazioni: è una strategia che consente di individuare intenzionalmente elementi di conoscenza in una pluralità di fonti informative.
  2. Selezionare le informazioni: è una strategia finalizzata a stabilire un obiettivo e scegliere le informazioni per raggiunger quella meta.
  3. Organizzare le informazioni: è una strategia che serve a mettere in ordine le informazioni ricavate e selezionate per poterle memorizzare meglio e recuperarle quando servono.
  4. Fare il punto: è una strategia che facilita il controllo e la consapevolezza dei propri  apprendimenti.
  5. Porre e porsi domande: è una strategia che permette di sviluppare la curiosità e il desiderio di approfondire le conoscenze.
  6. Confrontare: è una strategia che si utilizza per stabilire collegamenti tra più informazioni e individuare le relazioni tra gli elementi.
  7. Consolidare l’uso delle strategie: è una meta-strategia che permette di arrivare alla consapevolezza delle procedure che si mettono in atto in un compito di apprendimento.

Consolidare l’uso delle strategie permette di delineare il metodo di studio nella sua globalità, rendendo lo studente consapevole del suo processo di apprendimento. Imparare ad essere strategici nell’apprendimento e quindi ad avere un buon metodo di studio permette di trovare significati condivisi in un sapere condiviso.

Perché uno studente con DSA, ed in particolare con dislessia, ha bisogno di un efficiente METODO DI STUDIO ?

Sostanzialmente perché rispetto ai suoi coetanei non può permettersi di adottare il metodo di studio più diffuso che consiste nel leggere più volte il materiale da studiare, da cui poter eventualmente ricavare riassunti o schemi scritti più o meno ricchi di contenuti, da rileggere prima delle verifiche. La sua difficoltà di lettura gli rallenterebbe non solo i tempi, ma lo affaticherebbe e gli renderebbe precari i processi di comprensione ed elaborazione del testo.

Riprendendo i concetti chiave sottolineati dai maggiori esperti nel campo dei DSA (Cornoldi, Tressoldi, Vio, Tretti, 2010) è importante inoltre specificare che:

“il primo strumento compensativo per un alunno con un Disturbo specifico dell’Apprendimento è un efficiente metodo di studio, che deve essere acquisito e conseguentemente insegnato. A differenza degli altri, i DSA, hanno necessità di trarre il massimo rendimento da ogni singola esposizione al materiale di studio.

Le difficoltà di apprendimento influiscono sulla resa attentiva, a seguito di un esaurimento di risorse cognitive/attentive”.

Senza un metodo di studio appropriato, qualsiasi altro strumento compensativo, anche quello tecnologicamente più avanzato, non sarà sufficiente a «compensare» la loro specifica fragilità, di lettura ad esempio, e a consentire quindi la possibilità di apprendere.

Di solito uno studente dislessico deve lavorare molto di più degli altri per portare avanti il proprio studio. Le difficoltà incontrate sono: prendere appunti; leggere una quantità enorme di testi difficili; memorizzare il lessico specifico e specialistico; comporre testi e progetti; organizzare le attività di studio; preparare le interrogazioni; ripetere e imparare a memoria; sopportare lo stress e i cali di autostima.

Studiare è un particolare tipo di apprendimento intenzionale in cui è richiesto di leggere attentamente il testo stesso al fine di comprendere e memorizzare le informazioni utili per eseguire una prova.

Come può affrontare questo compito un bambino o un ragazzo DSA?

Bisogna focalizzare tre aspetti:

  1. quali sono le abilità da sviluppare e rinforzare per apprendere e studiare;
  2. quali sono le compensazioni utilizzabili (ad esempio attraverso le tecnologie);
  3. quali sono gli aggiustamenti da mettere in atto (ad esempio il tempo aggiuntivo).

Ora vediamo alcune strategie organizzative.

  • Gestire il tempo

Utilizzo di  strumenti di supporto come tabelle-diario dove sia possibile distinguere giorni ed orari o dei planner.

  • Gestire gli spazi

Conoscere se stessi significa scoprire in quali situazioni si ottengono i migliori risultati.

  • Gestire l’ascolto (suggerimenti per i docenti)
  1. utilizzare mediatori per sostenere la tenuta attentiva (unità brevi, schemi concettuali, tavole di sintesi, schede guida, tavola di termini e regole…);
  2. porre domande nel corso e al termine della spiegazione;
  3. promuovere l’interazione tra pari;
  4. controllare la propria modalità espositiva e la velocità di eloquio

Tra gli strumenti compensativi previsti dalla normativa, a tutela delle persone con DSA si parla della registrazione della lezione per la loro difficoltà di prendere appunti.

La spiegazione è un testo espositivo rivolto a studenti e il ricorso alla registrazione può diventare marginale se la lezione è caratterizzata da lunghi monologhi del docente nella fase di esposizione di nuovi contenuti disciplinari, accompagnata dalla lettura ad alta voce di sequenze troppo lunghe.

La registrazione di una lezione di questo tipo può determinare un sovraccarico cognitivo per la densità delle informazioni che devono essere riascoltate ma che richiedono ugualmente l’identificazione di blocchi espositivi, cogliere le informazioni chiave, riconnettere le frasi per ricostruire un testo coerente. La registrazione diventa efficace nella fase di conclusione-sintesi della lezione.

Quando l’insegnante richiama i punti essenziali, può usare uno schema grafico o individuare le parole chiave per concettualizzare, riassumere l’argomento sviluppato; quando dà indicazioni esplicite su come conservare le conoscenze acquisite in memoria e su come saperle riutilizzare in altri contesti.

  • Gestire lo studio a casa:
  1. appunti della lezione del giorno: è opportuno che questo materiale sia consultato lo stesso giorno della spiegazione per verificare se quanto raccolto in classe risulti chiaro. Più passano i giorni, più si dimentica ciò che è stato ascoltato, ma non ancora rielaborato;
  2. anche nel caso non sia prevista una verifica, se lo studente si presenta alla lezione successiva senza aver assimilato i contenuti fondamentali di quella precedente, i contenuti della lezione si appoggeranno sulla sabbia. Il suggerimento è quello di verificare, in più occasioni possibili, quanto appreso dallo studio per la lezione successiva;
  3. prima della verifica: se i promemoria sono stati scelti in modo efficace, si dovrebbe riuscire a rievocare i contenuti rilevanti e rispondere a tutte le domande di autoverifica preparate in precedenza. Se non è così per qualche parte dei contenuti o domanda, è possibile, sempre con il minimo di lettura, cercare nelle parti sottolineate/evidenziate del testo o nei promemoria utilizzati (es. schemi) solo le informazioni dimenticate, rivederle e riprovare a rievocarle, fino a che risultino apprese.

 

Più in generale, non ci sono regole per quanto riguarda il quanto e il quando iniziare a studiare perché questo dipende dal tempo a disposizione, dalle condizioni mentali e fisiche personali, dalla quantità di lavoro da svolgere, ecc. Un buon suggerimento generale però è quello di dedicare allo studio un tempo limitato in «piena forma» e senza distrazioni o preoccupazioni, piuttosto che un tempo prolungato, stanchi o con la preoccupazione di non riuscire a uscire con gli amici, praticare il proprio sport preferito o guardare la trasmissione TV tanto amata.

Il principio da tener presente come sempre è che non sarà la quantità di tempo che conta, ma la qualità.

 

Articolo scritto dalla dott.ssa Laura D’Alessandro

 

 

Il metodo di studio: che cos’è e perché è fondamentale per i DSA
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