Come sancito dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e ribadito dalla Convenzione Internazionale per i Diritti dell’Infanzia (CRC), l’educazione è un diritto fondamentale, da garantirsi in funzione delle capacità e bisogni di ciascun bambino, senza che nessuno sia escluso a causa delle sue caratteristiche personali.

 

Una classe inclusiva è:

  • Rispettosa: nessun bambino viene escluso o marginalizzato. Tutti i bambini, indipendentemente dalla classe sociale, il genere, l’etnia e le proprie capacità, vengono inclusi in aula. Fondamentale è il fatto che tutti i bambini vengono trattati in maniera eguale: con assoluto rispetto.

 

  • Bambino-centrica: gli insegnanti penseranno in maniera personalizzata alle attività da svolgere, rispettando così i bisogni del singolo bambino. Ad esempio, questi ultimi potranno proporre diversi metodi d’insegnamento per chi impara meglio leggendo, scrivendo, disegnando, guardando etc. Il tutto coinvolgendo i bambini al massimo; chiedendo di esprimere le proprie opinioni, sensazioni e stati emotivi provati durante le attività.

 

  • Salutareil bambino deve sentirsi a proprio agio all’interno della classe e dell’intera scuola. Questo significa che i servizi igienici sono accessibili a tutti e gli insegnanti si impegnano a integrare dei laboratori e delle lezioni sulle corrette pratiche igienico sanitarie. Non esistono barriere architettoniche e mentali in una classe inclusiva.

 

  • Protettiva: ogni bambino è protetto da abusi e violenze, verbali e fisiche. Tutti sono incoraggiati a proteggere il prossimo. Non sono ammesse punizioni corporali e verbali. Per raggiungere tutto ciò verrà creato un codice di condotta per i rapporti tra insegnanti e studenti.

 

  • Famigliarefamigliare perché i genitori vengono inclusi nel processo educativo. Questo avviene attraverso singoli colloqui che prendono in considerazione non solo l’andamento scolastico ma anche lo stato emotivo e di salute dei loro figli. I genitori e le comunità vengono incluse in attività scolastiche aperte a tutti.

 

L’eterogeneità degli studenti dunque richiede la messa in campo di una varietà di risposte che, coniugando una buona progettazione didattico/educativa con innovativi dispositivi pedagogici, sappiano realizzare interventi individualizzati e personalizzati valorizzando le risorse della comunità scolastica.

La didattica inclusiva, che si qualifica come una didattica di qualità per tutti, ormai da tempo ha smesso di essere considerata una necessità solo per allievi con disabilità o bisogni educativi speciali.

E’ diventata sempre più uno stile d’insegnamento, un orientamento educativo e didattico quotidiano che si prefigge di rispettare, valorizzare e capitalizzare le differenze individuali presenti in tutti gli allievi, con una particolare attenzione alle situazioni in cui tali differenze creano consistenti barriere all’apprendimento e alla partecipazione alla vita sociale.

Di seguito sono presentati quattro pilastri o elementi irrinunciabili di una didattica inclusiva che connota e declina principi inclusivi nella scuola:

1.Collaborazione: il principio dell’inclusione a scuola si concretizza solo in presenza di una forte collaborazione e co-partecipazione di tutti i soggetti coinvolti nel raggiungimento di questo ambizioso traguardo. Un principio destinato al fallimento se resta solo il frutto di qualche insegnante particolarmente volenteroso impegnato a creare piccole “isole felici”, dentro una scuola che alimenta altre priorità. La scuola inclusiva è, al contrario, una comunità dove tutti, dirigenti, insegnanti, allievi, personale scolastico, famiglie, enti locali, servizi, diventano potenziali agenti di reali cambiamenti culturali, metodologici, didattici, organizzativi e strutturali. La collaborazione tra tutte queste figure e tra i differenti sistemi si gioca proprio sulla loro capacità sinergica di saper accogliere e valorizzare le differenze individuali, così come di eliminare ogni ostacolo fisico, metodologico, curricolare, sociale ed emotivo alla partecipazione sociale e all’apprendimento, senza lasciare nessuno indietro.

2. Progettazione: una didattica inclusiva è una didattica pensata, progettata e pianificata, sin da principio, sulla base delle variabilità individuali, capace di essere accessibile per tutti gli allievi e non solo per alcuni che appartengono a specifiche categorie (vedi allievi con disabilità, bisogni educativi speciali). Progettare in modo inclusivo significa pensare, qualsiasi sia la disciplina scolastica o il contenuto da veicolare, a forme di insegnamento personalizzato, multi-modale multi-livello, perché ogni allievo affronta l’apprendimento a livelli e modi differenti, evitando così “emergenze di percorso” che costringono, a posteriori, a modificare quanto progettato per una “classe ideale”, evitando così inutili sprechi di tempo e perdite di efficacia dell’azione didattica stessa. Una didattica mal progettata e mal condotta può correre il rischio di creare essa stessa ostacoli all’apprendimento e bisogni educativi speciali. La didattica inclusiva si prefigura, dunque, come uno “stile” di insegnamento innovativo e flessibile che facilita la partecipazione, la valorizzazione e il successo formativo di tutti gli allievi.

3. Efficacia: una didattica inclusiva sfida gli insegnanti a sviluppare un vasto repertorio di strategie didattiche considerate efficaci, non solo per allievi con bisogni speciali, ma per tutti. Si tratta di strategie che si sono dimostrate, in situazione di ricerca controllata, efficaci nel condurre ai risultati desiderati in una determinata popolazione di studenti. Ciò significa che ogni insegnante può migliorare la sua efficacia, prima di tutto conoscendo e poi utilizzando, monitorando e valutando la migliore evidenza disponibile, in modo da aiutare gli allievi a diventare anch’essi studenti più efficaci. Numerose sono le ricerche che mostrano quanto le strategie meta-cognitive, cooperative, il rafforzamento delle competenze sociali ed emotive, nonché la creazione di un positivo clima di classe, siano essenziali ad una didattica di tipo inclusivo. Sviluppare un ampio repertorio di strategie efficaci è indispensabile a patto che queste riflettano la conoscenza delle caratteristiche, delle necessità degli studenti e delle circostanze ambientali, nonché le conoscenze e abilità professionali e personali degli insegnanti.

4. Relazioni ed emozioni: Oltre alla dimensione dell’efficacia rispetto a scelte e azioni metodologico-didattiche da compiere, un insegnante inclusivo non può dimenticare la parte delle sue competenze relazionali ed emotive. Numerose ricerche mostrano quanto l’atteggiamento mentale appropriato degli insegnanti, l’“esserci”, la vicinanza emotiva e la capacità di dare feedback appropriati e positivi agli studenti, siano elementi decisivi per il loro successo scolastico e la creazione di un buon clima di classe. Non passa giorno senza il quale agli insegnanti non sia chiesto di esercitare capacità di tipo relazionale (con allievi, colleghi, famiglie, etc.) ed emotivo (attenzione alla propria sfera emotiva, quella degli allievi, gestione di momenti di rabbia, etc.). La formazione degli insegnanti rispetto alle loro abilità sociali ed emotive, in un contesto di scuola inclusiva, non può essere certamente sottovalutata. La qualità del clima della classe — fatto proprio di relazioni e vissuti emotivi — è determinante per la riuscita degli studenti, che imparano meglio quando si trovano in un ambiente emotivamente sicuro e prevedibile.

 

Come dice il pedagogista Andrea Canevaro, inclusione é avere una prospettiva ecosistemica ampia.

Per parlare di inclusione quindi non basta aprire le porte alla diversità, facendo accedere alla scuola tutti, ma è necessario accogliere e valorizzare ogni alunno nell’ambito di un progetto educativo e didattico più ampio.

Purtroppo però, spesso ci troviamo di fronte ad una società che ha paura della diversità e che vive l’altro diverso da sé come una minaccia. Questa paura blocca la capacità di comprensione   della ricchezza invece che la diversità porta nelle classi dei nostri ragazzi.

Da qui nasce la necessità, per alcune diagnosi specifiche, di “normare giuridicamente” azioni che invece dovrebbero essere il quotidiano terreno d’azione dell’insegnante esperto e competente.

Quindi non si tratta di modificare o adattare i programmi per pochi alunni “speciali”, ma di costruirne più efficaci per tutti.

Il successo formativo sarà possibile solo se si programmeranno buone pratiche disponibili per tutti gli studenti fin dall’inizio del percorso scolastico e non  solo dopo gli insuccessi scolastici.

 

Articolo scritto dalla Dott.ssa Luisa Sale

La scuola inclusiva
Tag:         

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *