Molto spesso capita che si arrivi a sentire il bisogno di una diagnosi in adolescenza, talvolta anche in età adulta.
Nonostante le difficoltà espresse durante i cicli scolastici della primaria e della secondaria di 1° grado, può capitare che il ragazzo o la ragazza abbiano messo in atto strategie compensative sufficienti a non attivare nei genitori una tale preoccupazione da spingerli a procedere con l’approfondimento diagnostico.
I processi di compensazione, spesso, gli consentono di affrontare, più o meno in maniera adattiva, le richieste sempre più pressanti della scuola secondaria, ma questo fa sì che le conseguenze visibili del disturbo si riducano e si raggiunga un certo livello di funzionalità, anche se rimangono presenti gli effetti negativi non percepiti da osservatori esterni, che possono compromettere il successo scolastico, accademico e poi lavorativo.
Questa compensazione, però, mobilita un importante impegno di risorse adattive e cognitive supplementari e determina un forte affaticamento che con il tempo si traduce in demotivazione, sfiducia nelle proprie capacità e bassi livelli di senso di autoefficacia scolastica.
In particolare, questa mancanza di riconoscimento della fatica e della difficoltà persistente porta ai ragazzi sintomi depressivi, problemi di attenzione, ansia da prestazione, ritiro sociale, influendo così sul livello di benessere generale e sulla qualità della vita.
Sempre di più, pertanto, si evidenzia l’importanza di una diagnosi e, quando possibile, di una diagnosi precoce, in quanto, nonostante i processi compensativi messi in atto, permangono conseguenze a livello psicologico emotivo e metacognitivo, sulla percezione di sé, che influenzano le scelte e la costruzione del proprio senso identitario.
Diagnosi e interventi mirati promuovono la consapevolezza, migliorano l’autostima e facilitano migliori risultati accademici e professionali.
Le difficoltà scolastiche che uno studente si trova ad affrontare in assenza di una diagnosi influiscono sulla costruzione della “rappresentazione di sé” del soggetto, emergono difficoltà relazionali e problematicità o disagi nell’aspetto metacognitivo. Quest’ultimo fattore riguarda l’immagine di sé nel suo complesso, sia quella interna (<<come credo di essere>>) che quella esterna (<<come credo di apparire agli altri>>).
La diagnosi fatta precocemente ha un ruolo protettivo nel permettere ai soggetti con DSA maggiore libertà di scelta nella vita personale, scolastica e sociale.
La diagnosi tardiva effettuata in età adulta, invece, condiziona pesantemente le scelte scolastiche e lavorative, accompagnandosi ad un sentimento di diversità, inadeguatezza, un marcato senso di stress e insicurezza ed una forte percezione di incapacità nel gestire le difficoltà.
L’individuazione precoce del problema, unitamente al supporto familiare, a buone capacità di pianificazione, alla consapevolezza metacognitiva e ad un maggior senso di autoefficacia svolgono la funzione di fattori di protezione, ed aiutano i ragazzi a conoscere le caratteristiche del disturbo e a convincersi che c’è sempre un modo per superarlo.
La diagnosi aiuta il ragazzo a:
- raggiungere la consapevolezza delle proprie difficoltà, ma soprattutto della propria intelligenza e delle proprie abilità, riconoscere punti di forza e di debolezza;
- capire che, grazie a queste e attraverso l’uso di semplici strategie, si possono raggiungere ottimi risultati coerentemente con il proprio livello di impegno;
- conoscere le strategie di apprendimento più utili per sé e sapere come e quando applicarle efficacemente;
- scegliere il percorso scolastico che desidera senza rinunciare a priori scegliendo scuole che richiedono prestazioni inferiori alle sue possibilità.
Ma aiuta anche i genitori a:
- riconoscere e valorizzare i punti di forza del ragazzo/a;
- individuare la modalità di apprendimento propria del figlio/a;
- saper tracciare un confine chiaro tra ciò che dipende o non dipende dal suo impegno.
Non ultimo dà diritto ad utilizzare mezzi compensativi o misure dispensative a scuola, nei momenti di verifica e valutazione.
Alla luce di quanto detto è importante cogliere segnali quali il senso di affaticamento, i risultati poco soddisfacenti in relazione ad un grande impegno, il senso di frustrazione e di demotivazione, il rifiuto scolastico del ragazzo in modo da poter intervenire supportandolo ed accompagnandolo nella comprensione dell’origine di tali disagi nel modo più adeguato e puntale possibile.
Articolo a cura della Dott.ssa Paola Borgarello